“Il sole è fermo, è la terra che gira” – ricorda ai romani e ai turisti il monumento a Copernico vicino a Piazza di Spagna. Il famoso astronomo ha visitato Roma e ha tenuto una serie di lezioni. A spasso sulle sue tracce per la Città Eterna ci accompagna don Waldemar Turek, filologo e patrologo, direttore della Sezione Latina della Segreteria di Stato della Santa Sede.

Foto  Don Waldemar Turek

Copernico si è formato dapprima a Bologna (dal 1496) e in seguito a Padova (dal 1501), mentre ha conseguito il dottorato a Ferrara (nel 1503). Il suo soggiorno in Italia quindi è molto poco associato a Roma.

Gli esperti non hanno dubbi sul fatto che il geniale astronomo abbia visitato la Città Eterna. Ma al suo soggiorno sono legate molte domande che, a tutt’oggi, non hanno ricevuto risposte chiare. Esistono inoltre dubbi su circostanze fondamentali, come l’ora e il luogo esatti del soggiorno dell’astronomo a Roma, i suoi incontri in privato e con i funzionari della Chiesa, tra cui Papa Alessandro VI e il futuro Papa Paolo III, nonché le sue lezioni di matematica e astronomia.

Non intendo affrontare in questa sede questi temi nel dettaglio; vorrei invece fornire alcuni dati generali relativi al periodo trascorso da Copernico nella Città Eterna, ai cimeli lasciati e alle opere d’arte a lui dedicate.

TRA I PELLEGRINI

Nicola arrivò a Roma con suo fratello Andrea probabilmente nella primavera del 1500 e vi soggiornò per circa dieci mesi. Si può ipotizzare che il motivo principale, se non unico, del viaggio da Bologna alla Città Eterna fu l’anno giubilare del 1500 indetto e presieduto da Papa Alessandro VI. Roma contava allora non più di 50 mila abitanti, cosa davvero difficile da credere oggi, e folle di pellegrini accorsero in città da tutta Europa. Secondo alcune fonti, i Copernico dovevano partecipare alla Santa Messa celebrata in quell’anno dal sopracitato Papa la domenica di Pasqua, con la partecipazione di circa 200.000 fedeli.

È possibile che Nicola abbia fatto l’apprendistato nella curia romana e abbia tenuto qualche lezione di matematica e astronomia nella Città Eterna, alle quali doveva partecipare un nutrito gruppo di professori e studenti. Purtroppo non disponiamo di testimonianze dettagliate, che ci permettano di stabilire con esattezza le circostanze di queste conferenze.

Si sa, però, che durante il loro soggiorno a Roma, i fratelli Copernico si avvalsero dell’aiuto di Bernardo Sculteti, decano della Varmia e notaio della Rota Romana. Fu probabilmente lui, ad aver facilitato Copernico nel tenere le lezioni sulle discipline che studiava. Esse hanno probabilmente avuto luogo a palazzo Farnese o nell’università La Sapienza di Roma.

Vale la pena di notare che diversi secoli dopo, esattamente nel 1873, cioè nel 400.mo anniversario della nascita di Copernico, Wojciech Gerson dipinse un quadro intitolato “Nicolò Copernico che tiene una lezione di matematica a Roma”. L’opera, originariamente presentata a San Pietroburgo, non è giunta fino a noi; ne abbiamo solo uno schizzo. Il pittore ha raffigurato esponenti di spicco del Rinascimento italiano, tra cui Leonardo da Vinci e Michelangelo, oltre allo stesso Papa Alessandro VI, mentre ascoltano Copernico. Il dipinto di Gerson, sebbene si riferisca al soggiorno storico di Copernico a Roma, è in parte frutto dell’immaginazione dell’autore.

UN MUSEO SFORTUNATO

In modo completamente diverso rispetto alla tela di Gerson, il Museo Copernicano ci porta nel mondo di Copernico a Roma.

Si trova nel quartiere romano di Monte Mario, che domina la Città Eterna. L’idea è nata nel 1873, in occasione del quattrocentesimo anniversario della nascita dell’astronomo, e i principali oggetti esposti provengono dalla vasta collezione di Artur Wołyński, che comprendeva molti libri, opuscoli, medaglie, dipinti e bassorilievi, monete, sculture in marmo, strumenti scientifici, mobili e vetrine direttamente o indirettamente legati all’attività del grande astronomo.

Tuttavia, il Museo Astronomico e Copernicano Romano, questo è il suo nome completo, non ebbe e non ha tuttora fortuna. Inizialmente organizzato interamente nel centro di Roma, nel cosiddetto Osservatorio del Collegio Romano, ospitava non solo i reperti già citati, ma anche la prima e la seconda edizione della famosa opera De revolutionibus orbium coelestium, oltre a una serie di strumenti per la misurazione del tempo e dello spazio. Nel 1938 fu trasferito a Monte Mario, nella Villa Mellini, e riunito nello stesso complesso con l’Osservatorio Astronomico Romano. Tuttavia, negli anni ’60 era già chiuso, ufficialmente per motivi tecnici (una crepa nel muro). Per il periodo di ristrutturazione, gran parte della collezione fu trasportata nel villaggio suburbano di Monte Porzio Catone.

Ci sono voluti molti sforzi, soprattutto da parte dell’astrofisico italiano Massimo Cimino e del padre gesuita polacco Tomasz Rostworowski, perché venisse aperto nel 1973, nel 500.mo anniversario della nascita dell’astronomo polacco.

Il museo è stato nuovamente chiuso nel 2000, anche a causa dei necessari lavori di ristrutturazione. Quando tre anni dopo si pensò di trasferirlo interamente a Monte Porzio Catone, a Roma ci furono forti proteste da parte di ambienti italiani e polacchi. Si giunse a un compromesso: gli oggetti, i documenti e gli apparecchi più antichi rimasero a Roma, mentre la parte della collezione che comprendeva i reperti dalla metà del XIX secolo in poi andò a Monte Porzio Catone.

Invano, però, oggi un romano o un turista polacco può programmare una visita regolare al museo descritto. Le informazioni ufficiali forniscono i numeri di telefono per iscriversi a una visita guidata di gruppo, ma non è così facile. Chi scrive queste parole ha fatto notevoli sforzi in tal senso, e tutti senza successo.

COPERNICUS POLONUS

I romani, così come i pellegrini e i turisti in visita alla Città Eterna, hanno ricordato Copernico nell’ambito delle celebrazioni del Millennio polacco. Il 15 dicembre 1966 fu inaugurata una „Mostra di manufatti copernicani” provenienti dal già citato museo di Monte Mario. Si svolse nella storica Villa Farnesina a Trastevere, di proprietà della prestigiosa Accademia delle Scienze dei Lincei, un tempo decorata da eminenti pittori italiani guidati da Raffaello Sanzio (…)

Per concludere questo breve tour di Roma sulle tracce del grande astronomo polacco, vi suggerisco di dare un’occhiata al cortile della Chiesa dei Resurrezionisti in Via Sebastianello 1, vicino a Piazza Spagna. Qui si trova la statua di Nicolao, inaugurata nel 1873, in occasione del quattrocentesimo anniversario della sua nascita. È opera dell’eminente scultore Tomasz Oskar Sosnowski (1810-1886). Sosnowski, le cui opere si possono ammirare nelle chiese di Varsavia, Cracovia, Poznan, Roma e persino Gerusalemme, nelle sue opere si rifaceva da un lato all’antichità, per cui le sue sculture sono caratterizzate da una forma classicista, e dall’altro alle idee principali del Romanticismo, come è perfettamente evidente nella scultura in marmo bianco alta due metri che ci interessa. Essa raffigura Copernico in piedi, vestito con una lunga tunica e un cappotto con colletto, con un viso calmo e pensieroso e capelli lunghi. Appoggia la mano sinistra su un libro aperto (De revolutionibus?), mentre con la destra si tocca il cuore. Sotto il libro, notiamo una scatola di cartone che si dispiega con l’iscrizione latina Sol stat, terra movetur, cioè “Il sole è fermo, è la terra che gira”. Sul piedistallo del monumento è collocata l’iscrizione: Nicolaus Copernicus Polonus. Vale la pone notare che il fondatore del monumento era… il suo autore.

Don Waldemar Turek

L’autore ringrazia la Sig.ra Agata Rola-Bruni e fratel Marcin Mosakowski per l’aiuto nella raccolta dei materiali per scrivere questo articolo.

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